31 de enero de 2022

Alcuni tweet per ricordare “Il sogno di un uomo ridicolo” di Dostoevskij

  1. Sono andato a scuola, poi all’università, e più studiavo, più imparavo che ero ridicolo (61)
  2. Ma essi non sapevano e non sospettavano che se al mondo c’era un uomo ridicolo che più di tutti era cosciente di esserlo, quello ero proprio io, e questa per me era la cosa più oltraggiosa, il fatto cioè che essi non lo sapessero (62)
  3. Sebbene per me tutto fosse senza importanza, qualcosa, come il dolore per esempio, lo sentivo (67)
  4. Sentivo per lei [la bambina] una grande compassione, ricordo, tanto da provarne uno strano dolore, che era perfino incredibile nella mia situazione (67)
  5. Per dirla in breve, quella bambina mi aveva salvato, perche con tutto quel ragionare avevo rimandato il suicidio (69)
  6. Se davvero sei venuto a conoscenza della Verità e l’hai vista, allora sai che proprio quella è la Verità e nessun’altra, che si dorma o che si sia svegli (70)
  7. Me sembrava che già sapessero tutto e volessero allontanare il più presto possibile la sofferenza dal mio volto (76)
  8. Il mio sogno passò velocemente attraverso i millenni, lasciando in me solo la sensazione della sua universalità (81)
  9. Quando diventarono criminali, allora istituirono la giustizia e si imposero interi codici per difenderla, e per garantire l’osservanza dei codici inventarono la ghigliottina (82)
  10. Decisi che avrei vissuto per predicare (86)
  11. Perché io ho visto la Verità, ho visto e so che gli uomini possono essere belli e felici senza perdere la capacità di vivere in Terra (86)
  12. Inizierò il viaggio e parlerò sempre, senza stancarmi mai, perché io ho visto con i miei occhi, anche se non riesco a raccontare bene ciò che ho visto (87)
  13. “La coscienza della vita è superiore alla vita, la conoscenza delle leggi della felicità è superiore alla felicità”. (88)
  14. A proposito, quella bambina l’ho poi ritrovata… E camminerò. E camminerò! (88) 

Fëdor Dostoevskij
Il sogno di un uomo ridicolo
 (trad. di Giovanna Spendel e Grazia Lombardo)
Oscar Mondadori
Milano 1997
88 pp.

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