- Il semaforo intanto sempre lì accendi e spegni, affannoso, falsamente vivace, stanco e schiavo.
- Aperse la finestra: la città non c’era più, era stata sostituita da un foglio bianco.
- Il manovale stupì di ritrovarsi tra quelle mura sempre uguali, come se il cambiamento che aveva annullato il mondo di fuori avesse solo risparmiato la sua ditta.
- Agli occhi di Marcovaldo si ripresentò il cortile di sempre, i grigi muri, le casse del magazzino, le cose di tutti i giorni spigolose e ostili.
- Il freddo ha mille forme e mille modi di muoversi nel mondo: sul mare corre come una mandria di cavalli.
- [Il freddo] sulle campagne si getta come uno sciame di locuste, nelle città come lama di coltello taglia le vie e infila le fessure delle case.
- Marcovaldo risentì un’ondata del sentimento di quand’era arrivato giovane alla città, e da quelle vie, da quelle luci era attratto come se ne aspettasse chissà cosa.
- Vedeva i film due volte, usciva solo quando il cinema chiudeva; e col pensiero continuava ad abitare quei paesaggi e a respirare quei colori.
- Tram, semafori, locali al seminterrato, fornelli di gas, magazzini e reparti d’imballaggio, gli facevano svanire lo splendore del film in una tristezza sbiadita e grigia.
- “Devo cecare un posto, —si disse—, dove l’acqua sia davvero acqua, i pesci davvero pesci. Lì getterò la mia lenza”.
- Il GNAC era una parte della scritta pubblicitaria SPAAK-CONGNAC sul tetto di fronte, che stava venti secondi accesa e venti spenta, e quando era accesa non si vedeva nient’altro.
- La luna non l’ha messa una ditta. È un satellite, e c’è sempre.
- Nella sua vita gli pareva di non aver mai avuto tante soddisfazioni come da questa pianta.
- Marcovaldo stava portando a spasso la famiglia. Essendo senza soldi, il loro spasso era guardare gli altri fare spese.
- Il cielo era diviso tra correnti di fumo nero e correnti di schiuma iridata, e in qualche mulino di vento pareva che lottassero.
- A furia di riempire treni e ingorgare autostrade, al 15 del mese se ne erano andati proprio tutti. Tranne uno. Marcovaldo era l’unico abitante a non lasciare la città.
- La città dei gatti e la città degli uomini stanno l’una dentro l’altra, ma non sono la medesima città.
- Marcovaldo, certe volte, per passare il tempo, seguiva un gatto.
- È una città di intercapedini, pezzi di luce, canali d’aerazione, passaggi carrabili, piazzole interne, accessi agli scantinati.
- [A dicembre] ogni ditta si sente in dovere di comprare un grande stock di prodotti da una seconda ditta per fare i suoi regali alle altre ditte.
- In magazzino, il bene —materiale e spirituale— passava per le mani di Marcovaldo in quanto merce da caricare e scaricare.
Italo Calvino
Marcovaldo (ovvero Le stagioni in città)
Mondadori
Milano 1994
140 pagine
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