8 de marzo de 2015

La Bibbia: 80 tweet di Valerio Mannucci

Scelta di tweet dopo la lettura di: Bibbia come Parola di Dio. Introduzione generale alla sacra Scrittura (Valerio Mannucci, Queriniana, Brescia 2010, 400 pp.)

  1. La Bibbia non è riducibile a pura funzione informativa (…) Bisogna leggerla come opera di linguaggio totale (33)
  2. La storia di Dio con il suo popolo e una storia che parla. Dio si rivela nell’azione storica su Israele (38)
  3. Tra le leggi consegnate da Dio a Israele c’è la lex narrandi (…): il popolo deve raccontare la storia, perché rivela e impegna il presente e il futuro (43)
  4. La parola umana, nella Bibbia, non è stata “assorbita” dalla Parola di Dio, ma “assunta” (82)
  5. La Parola di Dio si incontra “toccando” e “attraversando” tutto lo spessore della parola umana (82)
  6. Il clima psicologico e culturale della Bibbia, Nuovo Testamento compreso, è quello di un libro orientale. Il suo ambiente di nascita e di evoluzione sono semiti (87)
  7. Se l’uomo occidentale vuol comprendere la Bibbia deve spogliarsi della sua mentalità, deve operare una sorta di “conversione” psicologica e culturale (87)
  8. La Bibbia è davvero un unico grande libro, dove tutto vive in forza del tutto (268)
  9. Occorre essere sanamente veterotestamentari per diventare dei buoni neotestamentari, e buoni cristiani (271)
  10. La predicazione biblica è frutto di una frequentazione del libro sacro meditativa e contemplativa (359)
  11. Dei Verbum, 25: "L'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo" (360)
  12. Parlare, dare un nome, è in qualche misura chiamare all'esistenza, trarre dal nulla (14)
  13. Nietzsche chiamava gli uomini di genio dei 'nominatori' (14)
  14. La parola è sempre 'appello' a un atro ed esige una risposta. Sarà assenso o rifiuto, ammirazione stupefatta o scostante ironia (18)
  15. La parola non potrà non provocare una libera risonanza del 'tu' che viene intimamente toccato (18)
  16. L'uomo si fa "io" nel dialogo con un "tu", nella reciprocità del parlare (19)
  17. La parola umana diventa forza motrice nel divenire della storia (19)
  18. Nel linguaggio dell'amicizia e dell'amore, mezze parole, allusioni, silenzi, sguardi, possono dire molto di più che non le molte esattissime parole (20)
  19. Il linguaggio dell'amore carica di incantesimo la pur minima parola (20)
  20. La Rivelazione, prima di far conoscere qualcosa, ci mette di fronte Qualcuno, il Dio vivente il Gesù Cristo (26)
  21. In tutta la Rivelazione biblica c’è una risonanza personalistica e amicale (27)
  22. La Rivelazione è “conversatio” di Dio con gli uomini dovuta all’iniziativa del suo amore (27)
  23. In Abramo “amico di Dio” e “padre dei credenti”, tutti gli uomini sono invitati al rapporto amicale con Dio (29)
  24. I cristiani –come disse Pio XI- sono spiritualmente dei semiti (29)
  25. Dio non è soltanto un ‘Maestro’ che insegna. Rivelandosi, Dio parla il linguaggio dell’amicizia e dell’amore (30)
  26. In Cristo, la Parola di Dio si è fatta non soltanto “udire” ma anche “vedere” e “toccare”. Lui è la definitiva Teofania del Padre (31)
  27. Man mano che l’alleanza si approfondisce, assumendo come simbolo l’amore coniugale, i due partner (Dio e popolo) si avviano verso un dialogo tra ‘eguali’ (32)
  28. Paolo non enuncia soltanto: esclama, prega, grida, si esprime e ci impressiona (34)
  29. L’importante è non accedere alla pagina biblica con l’esclusiva preoccupazione di apprendere gli enunciati (34)
  30. Se la Rivelazione è Parola personale di Dio (…) va innanzitutto ascoltata (34)
  31. La Chiesa non smette mai di essere “discepola” della Parola di Dio (35)
  32. Nell’ebraismo e nel cristianesimo, “rivelazione” e “salvezza” non hanno significato se non “nella” storia e “attraverso” la storia (37)
  33. Col Nuovo Testamento appare ancora più evidente che il centro della rivelazione è Uno solo: non una profonda gnosis, ma una persona storica (39)
  34. La Rivelazione ha come oggetto non verità astratte ma eventi concreti (41)
  35. Non il mito, bensì la storia costituisce lo scenario della Rivelazione biblica (40)
  36. La fede parte dalla storicità dei fatti e li presuppone; ma essa li proclama nel loro significato rivelatorio e nella loro portata salvifica (41)
  37. La “gesta” dei patriarchi, dei profeti, di Gesù Cristo sono in se stesse rivelanti, portatrici di senso e di salvezza (43)
  38. Il mezzo ordinario per risolvere l’ambiguità delle gesta umane (e divine) è la parola che le interpreta (45)
  39. L’intera Bibbia, in ultima analisi, è l’interpretazione della historia salutis sotto la specie del racconto (46)
  40. Cristo è insieme il messaggero e il contenuto del messaggio, il rivelatore e il rivelato (49)
  41. Il tempo della rivelazione storia è anche la misura del suo progresso (50)
  42. La rivelazione biblica dimostra una vera pedagogia divina: ha un carattere storico-progressivo (50)
  43. Dio parla ancora nel bel mezzo dell’esistenza di ognuno e attraverso i grandi eventi della storia contemporanea (54)
  44. Concilio Vaticano II: “È dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo” (55)
  45. Le realtà divine sono state tradotte per mezzo di parole il cui valore significante va valutato in funzione dell’ambiente in cui la rivelazione ha preso corpo (89)
  46. Gli scrittori veterotestamentari, come pure gli evangelisti, non erano soltanto dei compilatori (93)
  47. Gli scrittori biblici fanno un lavoro di selezione, di strutturazione, di coordinamento, facendone risultare così un insieme nuovo (94)
  48. Lo scopo della critica testuale è quello di ricostruire un testo il più possibile vicino all'originale (99)
  49. La stessa Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con l'aiuto dello Spirito Santo (137)
  50. L'ispirazione non è un dettato. Applicando una rigorosa analisi letteraria, apprezzeremo il lavoro artigianale del profeta (145)
  51. Nel linguaggio letterario della Bibbia, il divino eleva l'umano, non lo sopprime (145)
  52. Dio agisce nello scrittore umano della Bibbia in modo pienamente conforme alla sua natura di uomo libero e responsabile (153)
  53. Lo scrittore non è uno strumento inerte, bensì vivo, intelligente, libero (153)
  54. Se l'agiografo ha scritto sotto l'impulso dello Spirito, le sue parole sono parole di Dio, e ogni parola di Dio rivela Dio (158)
  55. L'azione ispiratrice dello Spirito Santo è il motivo per cui Dio può dirsi -ed è realmente- "autore della Sacra Scrittura" (164)
  56. La Sacra Scrittura partecipa della causalità e della contingenza di tutto ciò che ha un elemento umano (176)
  57. Sant’Agostino: Giovanni “parlò come poté, perché era un uomo che parlava di Dio. Ispirato, certamente, però sempre uomo” (177)
  58. La Sacra Scrittura non è la Rivelazione ma è testimonianza storica privilegiata della Rivelazione (179)
  59. La Scrittura considera la storia sotto il punto di vista dei rapporti fra Dio e gli uomini (261)
  60. Per scoprire il significato di un testo della Bibbia è necessario individuare il suo genere letterario (262)
  61. È necessario che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo espresse in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura (262)
  62. Dio conduce gli uomini gradualmente (264)
  63. Ugo da San Vittore: “tutta la Scrittura divina è un solo libro e quest’unico libro è Cristo stesso” (268)
  64. L’Antico Testamento riceve nel Nuovo il suo ultimo e definitivo senso, la sua ultima e definitiva verità (269)
  65. Non soltanto l’Antico Testamento è illuminato dal Nuovo, ma lo stesso Nuovo Testamento è illuminato dall’Antico (269)
  66. Sant’Agostino: “In Vetere Novum latet, et in Novo Vetus patet” (269).
  67. Udire e comprendere costituiscono la risposta dell’uomo alla Parola di Dio (273)
  68. Fuchs: il principio ermeneutico per eccellenza è l’amore. Amare per capire (273)
  69. Un testo è la realizzazione di una idea, l’incarnarsi di una intenzionalità (273)
  70. L’interpretazione è un itinerario lungo e difficile, che impegna tutta la soggettività dell’interprete (273)
  71. Rizzi: il comprendere è una collaborazione-lotta tra lettore e autore; è un andar-e-venire da me al testo e dal testo a me (273)
  72. Gesù è il vero e definitivo “esegeta” del Padre (277)
  73. Per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, essi devono essere letti e interpretati con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quali sono stati scritti (325)
  74. Il Magistero della Chiesa non è superiore alla Parola di Dio, ma è a suo servizio (330)
  75. Il parlare di Dio nella Bibbia avviene nella storia e attraverso la storia (359)
  76. La Bibbia è proposta di vita nuova buttata in faccia a persone concrete, a una comunità precisa impegnata in una storia di salvezza (360)
  77. La predica cristiana è evento efficace e creativo, purché chi parla, lo faccia con Parole di Dio (360)
  78. Sant'Agostino: "se il testo è preghiera, pregate; se il testo è gemito, gemete; se esprime il timore, temete. Perché le cose che sentite nel testo son lo specchio di voi stessi (363)

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